sabato 4 luglio 2015

Finisterre, fine della Terra.

"Avrai sorrisi sul tuo viso come ad agosto grilli e stelle, storie fotografate dentro un album rilegato in pelle,  tuoni di aerei supersonici che ti fanno alzar la testa, il buio all'alba che si fa d'argento alla finestra" C. Baglioni


Tramonto a Finisterre

I romani chiamarono questo posto "Finisterre" ossia fine della terra. All'epoca si pensava che ci fossero delle grandi cascate al di là dell'oceano Atlantico. E' la punta più ad Ovest dell'intera penisola Europea, eccezion fatta per le isole di Irlanda e della vulcanica Islanda.
La mattina seguente parto per Finisterre di nuovo zaino in spalla, per affrontare questi ultimi 90 km. Subito dopo la cattedrale, mi inoltro in un sentiero che porta in un bosco di eucalipti, tipici alberi dell'Australia arrivati in Europa solo nel 20esimo secolo, ed usati nei nostri boschi per rimpiazzare velocemente la nostra vegetazione distrutta dagli incendi. L'eucalipto infatti, cresce rapidamente e permette così di recuperare prima possibile delle zone di bosco andate in fumo. 
L'umidità è molto accentuata, nonostante sia una bella giornata di sole di inizio luglio. Mi fermo per fare uno spuntino in un bar, incontro una ragazza Sarda che torna indietro a piedi da Finisterre verso destinazione ignota. E' in cammino da 2 mesi e non ha assolutamente voglia di ritornare a casa ad una vita normale. Non la biasimo per niente. Sta viaggiando colma di speranza entrando nell'ignoto. Il modo in cui la maggior parte della gente vive la propria vita è calcolatore, e questa stessa espressione sembra riassumere tutta l'esistenza umana. Mi chiede un'offerta per un braccialetto costruito da lei con degli strani fili colorati. Gli do 5 euro. Mi ringrazia come se avesse ricevuto 50. Ci salutiamo, lei andando verso est, io verso ovest. La meta principale di oggi, per chi segue le classiche guide, è Negreira ad appena 22 km da Santiago. Arrivo nel primo pomeriggio ma decido di proseguire ancora oltre, anche se devo tener conto che, sono veramente poche da qui in poi le strutture ricettive. Ma anche io sono entrato nell'umore del vagabonding. Non mi faccio sicuramente prendere dal panico. Infatti dopo altre 3 ore di cammino, intervallate da molte soste per gustarmi il paesaggio della Galizia, arrivo a San Vicente dove pernotto in un albergue, l'unico del villaggio con un bar che prepara 4 piatti per la cena.  

Bellezza e grazia si manifestano, che noi c'è ne accorgiamo o no. Il minimo che possiamo fare è cercare di esserci.

Il mattino seguente cammino verso Oliveroa. Paesaggio tipico della Galizia, si vedono molte Horreos, ossia le tipiche costruzioni in legno o pietra che poggiano su pilastri in pietra per attenuare l'umidità e per evitare l'entrata degli animali, con fessure nelle pareti per ventilare gli ambienti interni. Sembrano urne funerarie giganti, ma vengono usate soprattutto per conservare il foraggio per il bestiame ed anche come cantina. Arrivo a Oliveroa nel primo pomeriggio ma decido di proseguire verso O Logoso che si trova a 5 km. Costeggio il fiume Xallas e cammino in una zona piena di pale eoliche. Sembra che non ci sia nulla dietro le colline, cammino sapendo che c'è un villaggio a pochi km solo dalle mappe ma non si trova niente che possa presagire la presenza umana nei dintorni. Pchi minuti e invece dietro alcuni alberi trovo il borgo di Ologoso, dove l'unico albergue del posto ha ancora letti per la notte. Accanto all'albergue una grande capanna per il bestiame da ospitalità a centinaia di mosche che vorrebbero anche allietare il mio riposo pomeridiano. Dopo un'ora dal mio arrivo al villaggio, un forte temporale con pioggia rinfresca l'aria di Luglio. Tipico in Galizia dice l'hospitalera. Due ragazze parlano e bevono un caffè sedute nel baretto dell'albergue. Una di loro l'ho conosciuta qualche giorno fà prima di Santiago. E' Irlandese, amica della figlia dei proprietari della mia azienda. Passo la notte che continua nel suo tipico modo Gallego di scaricare acqua e tuoni. Al mattino parto con una fittissima nebbia. Subito dopo pochi km un incrocio mi indica due diverse direzioni, uno verso Finisterre e l'altro verso Muxia. Prendo a sinistra verso Finisterre, o Fisterra in Gallego, ed il percorso tra pini ed eucalipti arriva fino al Cruzeiro di Marco do Couto. Da lì si comincia a vedere l'azzurro dell'oceano Atlantico.

In lontananza l'Oceano Atlantico

Scendendo verso il mare supero due cittadine, Cee, dove incontro un tizio di Milano sposato con una Spagnola che vive lì da 40 anni, e Corcurbion, un paesino che letteralmente significa "in fondo al lago". Era abitata da Celti, ed oggi è patrimonio storico e artistico dal 1984. Merita una pausa per il pranzo. Inizio a costeggiare l'oceano fino a Finisterre che si trova a circa 12 km. Nel pomeriggio arrivo finalmente a destinazione. Nelle prime spiagge della città reincontro Nikole, la ragazza americana insieme a suo marito, venuto a trovarla in questi ultimi giorni di cammino. Incontro  molte facce conosciute nella cittadina di Finisterre. Eros e Antonio ormai sono lì da due giorni. Eros mi accompagna a ritirare il certificato che attesta quest'ultimo tratto di cammino e insieme nel pomeriggio, dopo aver preso posto nello stesso albergue andiamo al faro del km zero.

Kilometro zero, Finisterre.

La scena è mozzafiato. Un faro alla fine di una lunga strada, illumina l'Oceano Atlantico. Il sole è sulla via dell'abbandono all'orizzonte. La struttura ospita un museo su questo cammino secolare. Ci fermiamo una mezz'oretta solo per alcune foto e sedendomi sugli scogli attorno al faro guardo l'immensità del mare, immagino ancora i Romani che se avessero avuto la perseveranza di Colombo magari sarebbero arrivati alcuni secoli prima dall'altra parte. Immagino la storia con un esito diverso. Eppure navigavano il Mediterraneo con facilità i Romani, dall'Egitto alle nostre coste e viceversa con semplicità quasi moderna. Si certo, l'Atlantico non è il Mediterraneo. Ma la credenza delle immense cascate al di là dell'Oceano su cosa su basava? 
Rientriamo in città, l'appuntamento è alla spiaggia dove assistere al tramonto, per le 8. Qualcuno ha già acceso il fuoco per bruciare qualche indumento usato nel cammino, come tradizione vuole. Qualcuno si è già tuffato nell'oceano a corpo nudo sempre osservando la tradizione. Io decido di sedermi ed osservare il tramonto. In quel momento sembra il tramonto più bello di sempre. Sono orgoglioso e soddisfatto di trovarmi qui.  Questa esperienza non è soltanto ciò che vedo, ma anche ciò che ho scelto di lasciarmi alle spalle. Non bisogna invecchiare tirando fuori delle scuse. Bisogna agire, non soltanto parlare. Bisogna fare dei sacrifici, certamente si, ma ne vale la pena. L'unico modo per scoprirlo è partire. Una delle soddisfazioni più importanti della mia vita è lavorare duro per raggiungere un obiettivo andando avanti da solo, soprattutto arrivando in cima alla montagna contro ogni aspettativa. Siate liberi e non lasciatevi fermare dai complessi o da ciò che potrebbero dire di voi. Ricordatevi che voi siete l'unico mezzo in grado di portarvi alla vostra meta. 

Domenico

Il sole piano scende dietro le nuvole che sembrano un fiatone di corsa allo stremo
L'immagine sembra dipinta direttamente sugli occhi, su una tela blu scuro come lo specchio dell'acqua
L'aria è quasi sparita dentro le onde dell'oceano che saltano di gioia,
per un momento sembra che l'esistenza non sia il solito ripetersi delle stesse identiche azioni.








Nessun commento:

Posta un commento