lunedì 29 giugno 2015

Ancora un giorno, Ribadiso De Baixo e Lavacolla.

"Qui in questa notte di note a guardarmi la vita dentro le mani vuote ma che cos'è mai che mi fa credere ancora, mi riga gli occhi d'amore e mi addormenterà dalla parte del cuore" C. Baglioni


Ponte di Melide

Il mattino seguente, appena uscito dall'albergue di San Xiao trovo di nuovo la foschia mattutina. Il cimitero è a due passi proprio nel cuore del villaggio, e subito dopo inizia un bel percorso nel bosco che porta verso Melide, un importante punto di incontro e di passaggio di due vie che portano a Santiago, quella tradizionale francese, e la via primitiva. Dopo aver ricevuto notizie di Eros e Antonio indietro solo di poco, noto di aver lasciato cadere per strada uno dei miei 2 bastoni da trekking che in quel momento erano legati dietro lo zaino. Torno indietro prefissandomi solo 10 minuti di cammino in caso riesca a recuperarlo, ricordandomi di essere entrato dentro un cespuglio per un bisogno fisiologico, e di aver trascinato lo zaino per qualche metro nei rami fitti del bosco. Nel mentre torno indietro incontro Eros e Antonio che avevano recuperato terreno. Gli dico di aspettarmi al primo bar dove sarei arrivato in poco tempo. Trovato il punto dove potevo aver fatto cadere il bastone, entro e fortunatamente lo ritrovo. Riparto subito e appena uscito dal cespuglio ritrovo nuovamente la ragazza olandese di qualche giorno fa, Bianca, che sta ancora facendo stretching. Mi dice di avere avuto dei problemi all'anca e di sentirsi poco in forma. Facciamo un pezzo di strada insieme fino al primo bar dove pensavo di ritrovare Eros e Antonio che si erano già dileguati. A quel punto faccio uno spuntino e riparto anche io lasciando l'olandese indietro. Ritrovo Eros e Antonio a Melide dopo qualche ora dove c'è una bella festa di paese con prodotti tipici, vino, musica e costumi medievali.
Signora dell'alta borghesia medievale in posa con i 3 calabresi

Dopo una bella sosta rigenerante riparto da solo verso Arzua, attraversando tutta la città nuova di Melide. Il sole è già alto e la foschia è sparita completamente dando spazio ai meravigliosi colori di inizio estate. Un'altra chiesa con cimitero adiacente mi viene sotto gli occhi proprio in mezzo alla via, Santa Maria di Melide, mi fermo un'attimo per approfittare del classico fresco che di solito si trova nelle chiese soprattutto quelle con le capriate lignee, e del silenzio che c'è quando sono prive di funzioni religiose. Per un pò mi fermo ad osservare il cimitero, cerco di immaginare quante vite, quanti dolori, quante emozioni, quante risate, quanti pianti, quante gioie sono passate da quei corpi ormai in decomposizione e ricordati soltanto da un nome scritto da qualcuno sotto commissione su delle lapidi di marmo. Nulla succede per caso. Anche in quel momento. Riparto, pensando a tutto ciò che ho fatto fin'ora. Cercando un perchè ad alcuni momenti vissuti in questi 30 giorni e non solo. Mi domando perchè anche su quel momento. Proseguo ancora attraversando Raido, mi fermo ad una fontana per una bella rinfrescatina ed un massaggio alle gambe, continuo verso Castaneda e decido di fermarmi ancora per un gelato ed un caffè. Arrivano intanto Eros e Antonio. Insieme arriviamo a Ribadiso de Baixo, un piccolo villaggio davanti al letto di un fiume, con 2 albergues e un bar ristorante in delle strutture di pietra tipiche del tardo mediovevo. La cosa curiosa sono delle tende proprio davanti al fiume. Ed io decido di fermarmi lì. Eros e Antonio proseguono verso Arzua che è a soli 4 km. L'hospitalera mi dice subito che l'albergue è al completo ma se voglio posso utilizzare la tenda giù al fiume, pagando 5 euro per la doccia. Ottimo, è proprio quello che volevo.  Dopo una bella doccia monto subito la mia tenda, e nel mentre noto un gruppo di Italiani, credo sia una scuola, che ha preso posto dentro l'albegue. Accampati con le tende ci sono degli austriaci, degli olandesi, una ragazza spagnola, un tizio Israeliano e un paio di Italiani. Vado all'unico bar-ristorante del villaggio per ritrovare qualche compagno di avventura. Nikole, Bianca ed altri, tra cui uno spagnolo incontrato la sera prima insieme ad una ragazza Irlandese amica della figlia dei titolari dell'azienda per cui lavoro, insomma un bel gruppo. Ceniamo insieme e passiamo la serata con vino e canti tipici Spagnoli che un gruppo di signore mezza età sta intonando in un tavolone dove gli unici 2 uomini di quel banchetto sono diventati talmente piccoli e invisibili sotto i decibel di quelle donne ormai al climaterio. Dopo il tramonto cala una forte umidità. Sistemo il tutto per dormire. Mi fermo una mezz'oretta al bordo del fiume. Dall'altra parte ci sono delle mucche al pascolo che ogni tanto bevono fissandomi e poi girandosi l'una con l'altra come se stessero spettegolando su di me. Accanto a me il mio zaino e tutto ciò che ho in quel momento. Quel poco che rimane delle stelle cerca invano di risaltare nella nebbia che ormai sta calando sempre più fitta. Decido di entrare dentro la tenda e di sistemarmi per dormire. Il segnale wi fi non arriva. Ma a cosa serve il wi fi se comunque in quel momento hai tutto ciò che ti serve per stare bene, per essere felice e per non pensare a null'altro che alla tua vita in maniera tranquilla, fantasticare e trovare la positività in tutto? Ed il matto che c'è in me che si chiede che cos'è vuole diventare qualche cosa. Apro di nuovo la tenda. Esco per usare il bagno. Prima di rientrare noto uno spicchio di luna nuova in mezzo alle nuvole di nebbia. Quanto è bella la luna. Quanto è bella in quel momento. Sembra quasi di poterla accarezzare. Rientro e provo ad addormentarmi. Ci riesco dopo un bel pò. Infatti mi risveglio intorno alle 6 e mezza con il rumore dei campanacci delle mucche che la sera prima discutevano su di me. Sistemo prima me stesso e poi lo zaino. Smonto la tenda. Mi fermo al bar per una lunga e saziante colazione. Tortilla, bocadillo, zumo de naraja e caffè. Saluto Bianca che sta facendo colazione e parto verso Arzua. 

23,5 Km a Santiago, segnale tra Arzua e Pedrouzo

Da Ribadiso si sale per circa 4 km fino ad Arzua, sento Eros che con Antonio è già in cammino da più di un'ora, mi dice che rallenterà il passo per aspettarmi. Appena passato Arzua c'è un punto dove delle suore stanno raccogliendo informazioni e offerte sui pellegrini. Sono Italiane, una di loro è stata in Calabria, nel Cosentino. Subito dopo trovo una fontana di acqua corrente, freschissima, bevo e riempio la mia bottiglia. Incontro Eros e Antonio in un bar fermi ad aspettare che io arrivassi. Decido di passare con loro l'arrivo a Santiago, credo ormai per domani. Molta gente partita insieme a noi e incontrata durante la parte iniziale del cammino è già a Santiago. E' una giornata molto calda e umida, il sole è molto forte, e cerchiamo molto spesso riparo dentro ai boschi. Poco prima di Pedrouzo ci fermiamo in un bosco per quasi un'ora. Santiago è vicinissimo, vorremmo andare oltre Pedrouzo per poi domani mattina poter arrivare a Santiago in mattinata. Giulia, la ragazza veneta Fisioterapista è avanti ed ha trovato un piccolo posto a Lavacolla, la zona dell'aereoporto di Santiago a 10 km dalla città. Gli diciamo di tenerci i posti letto così da non essere preoccupati anche se dovessimo arrivare in ritardo. Infatti arriviamo a destinazione intorno alle 19, e dopo una doccia ed il bucato cerchiamo subito un ristorante per poter cenare in quanto affamati e stanchi da una lunga e calda giornata. Insieme a Nikole, la ragazza americana, ceniamo in un bel ristorante Gallego, pesce e vino bianco della zona, Alvarino. Dopo un'abbondante cena, quasi a celebrare l'arrivo a Santiago, a brindare a questi giorni che dalla Francia fino a qui ci hanno regalato emozioni, momenti, esperienze, decidiamo di andare a letto per poterci ritrovare il mattino seguente presto, e percorrere questi ultimi 10 km insieme fino alla cattedrale di Santiago.

Attimi di follia






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